Le origini del complesso monumentale della Basilica di Santa Cristina sono indissolubilmente legate alle vicende del martirio, della sepoltura e del culto della Santa titolare e a quelle dei primi germogli del cristianesimo nel nostro territorio.

Distrutta nel 264 a.C. l’etrusca città di Velzna, collocabile nel luogo dove oggi sorge l’attuale Orvieto, i Romani condussero i superstiti più a valle a fondare una nuova città: Volsinii. La sua posizione sul tracciato della via Cassia Vetus che la congiungeva direttamente a Roma e, più tardi, anche su quello della via Traiana Nova, contribuì ad un notevole sviluppo economico e demografico dell’abitato.

I resti archeologici del Foro, sul Poggio Moscini, attestano profondi convolgimenti avvenuti tra la fine del III e gli inizi del IV secolo ed evidenziano un periodo di forte decadenza dell’abitato e la basilica civile è trasformata in luogo di culto cristiano. Con la precoce decadenza della Volsinii romana, già agli inizi del IV secolo, contrastano però le notevoli testimonianze paleocristiane. I due cimiteri della città, quello di Santa Cristina e l’altro in località “Gratte”, attivi nel IV e V secolo, con le loro notevoli dimensioni indicano invece come la città fosse ancora densamente popolata. Scarse e relativamente tarde sono le testimonianze letterarie relative alla prima comunità cristiana. Si deve giungere all’anno 494-95 per trovare la più antica notizia inerente l’esistenza di un Episcopato Volsiniese, anche se il Lanzoni anticipa tale data al 313 con la presenza di Evandrus, vescovo della città, al Sinodo Lateranense. Se le fonti letterarie non permettono di risalire oltre il V secolo per l’origine della comunità cristiana di Bolsena, i dati archeologici e monumentali ci rimandano ad un’età ben più lontana collegandosi con la figura di Santa Cristina venerata come martire locale a Bolsena, nella catacomba che porta il suo nome.

Santa Cristina di Bolsena costituisce una delle più interessanti e complesse figure dell’agiografia cristiana antica; per questo di lei si sono occupati i maggiori studiosi del cristianesimo primitivo. Tutti ne hanno trattato con interesse, appassionandosi alle complesse problematiche storiche e archeologiche connesse con la sua figura.

La sua precoce leggenda agiografica, la cui redazione più antica a noi pervenuta risale agli inizi del V secolo, ci presenta Cristina quale figlia undicenne di Urbano, Magister Militum della città. Abbracciata la religione cristiana, proprio nel padre trova il suo persecutore che la sottopone a crudeli tormenti. Cristina tutto vince con la forza della fede. Urbano muore nel veder riemergere la figlia dalle acque del lago dove l’aveva fatta gettare con una macina legata al collo.

Gli succede Dione che continua nell’opera iniziata dal padre ma anche lui muore, colpito da una scheggia della statua di Apollo, infrantasi alle preghiere di Cristina.

Giuliano, nuovo persecutore, sottopone la bambina ad un inenarrabile martirio e finalmente, il 24 luglio, il cuore di Cristina cessa di battere, trafitto dalle frecce. Il suo corpo viene sepolto in un luogo apposito, nei pressi del tempio di Apollo, dove la Santa aveva operato cose meravigliose in nome di Dio. La catacomba dove Cristina fu sepolta, e che oggi porta il suo nome, come tutti i cimiteri dell’antichità, si trova subito fuori dell’area urbana, a circa 350 metri dal limite meridionale dell’antica Volsinii, nei pressi di una strada che è, con ogni probabilità, da identificare con l’antica via Cassia ed in un territorio adibito a necropoli già in epoca molto precedente.

Il cimitero paleocristiano è attualmente inglobato in una serie di edifici medievali e moderni, sorti e sviluppatisi nel corso di sedici secoli, in funzione del venerato sepolcro della Martire e, dal 1263, del famoso Miracolo Eucaristico; edifici che nel loro insieme costituiscono la Basilica di Santa Cristina.

Le fonti letterarie che specificano l’esistenza di un luogo di culto dedicato alla Santa a Bolsena sono tutte relativamente tarde, anche se questo dovette iniziare il suo sviluppo conseguentemente al completo abbandono dell’area urbana dell’antica Volsinii e al nascere dei due nuclei abitati del Castrum in Capitis (attuale quartiere del Castello e del sottostante Borgo) e, in particolare, del Castrum Ritopii localizzabile sul Poggio di Santa Croce, (oggi detto del Cardinale o del Calvario e sovrastante la basilica) nel corso del VI secolo. Nella parte più bassa del Castello di Ritopio doveva anche essere il centro politico-amministrativo, nonché religioso, della Bolsena alto medioevale con la sua piazza del Comune e la sua chiesa.

Adone, arcivescovo di Vienne, nel suo Martirologio (ante 860) colloca sulle rive del lago di Bolsena la nascita, il martirio e la sepoltura della nostra martire. L’Itinerario di Sigerico (990-994) pone Santa Cristina come tappa sulla via Cassia, tra le stazioni di Acquapendente e Montefiascone; una bolla di Leone IV (847-853) a Virobono vescovo di Tuscania nomina due chiese dedicate alla nostra Santa: una nei pressi del fiume Marta e l’altra, la più celebre, a Bolsena. Al tempo dell’abate Sicardo (831-842) risale una traslazione di reliquie dei santi Valentino, Ilario e Cristina all’abbazia di Farfa, provenienti da una necropoli santuario sulla Cassia, posta nella giurisdizione del monastero. Non è da escludere che si trattasse proprio della chiesa di Bolsena. Del 1115 è poi un documento orvietano che ricorda la donazione da parte del conte Bernardo al vescovo della città umbra della chiesa di Santa Cristina che è posta nel borgo di Bolsena.

Nel 1157, Adriano IV acquistò due mulini posti nei pressi della chiesa di Santa Cristina in Bolsena.

Anche le guide di viaggio dei pellegrini medievali e le “memorie romee” ci testimoniano l’esistenza di un luogo di culto dedicato alla martire tanto che in queste, spesso, la submansio di Bolsena, e così anche il suo lago, sono identificati con il nome della santa. Nella Tabula Peutingeriana del III secolo la città è chiamata Volsinii, nell’itinerario ravennate del VII secolo è detta Bulzini mentre in quelli di Sigeric di Canterbury (990), di Nikulas di Munkathvera (1151-1154), di Filippo Augusto re di Francia (1191), di Londinio (1253) e in Domenico di Guzman porta il nome della Martire. Successivamente, documenti letterari che ci forniscono notizie sul nostro monumento abbondano ma, di fondamentale importanza per una datazione sull’origine dell’edificio, rimangono sempre i reperti archeologici che ci testimoniano una frequentazione devozionale del sito dal IV al X secolo, in funzione del culto prestato alla martire Cristina una delle figure di santità femminili più celebri del Medioevo. Infatti già nel VI secolo la sua immagine appare nei mosaici ravennati di S. Apollinare Nuovo nel gruppo delle vergini più venerate dell’occidente.

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