Si entra quindi nel presbiterio, ibrido nelle linee architettoniche e spoglio di ogni decorazione, risultato di ricostruzioni e restauri. Nel pavimento, una doppia fila di mattoni evidenzia la forma della più antica abside, rinvenuta durante i lavori di pavimentazione nel 1977.

L’altare maggiore è stato realizzato nel 1991, con manufatti marmorei di recupero, databili al X secolo, rinvenuti dall’archeologo Enrico Stevenson nel luogo della sepoltura della martire Cristina. Gli stalli lignei posti lungo le pareti perimetrali sono ciò che rimane del coro dei canonici, eseguito da Gesualdo Sirena nel 1733; allo stesso secolo appartengono i busti-reliquiario dei santi Claudio e Savino posti in nicchie della parete di fondo.

Fa da pala all’altare maggiore un polittico opera del senese Sano di Pietro (1405-1481). La datazione dell’opera è sicuramente prossima a quella del San Bernardino di Civita Castellana, come già affermato dal Van Marle, che propose un accostamento con il polittico di Monte Marano datato al 1458. L’opera è stata ricomposta agli inizi dello scorso secolo, restaurata negli anni 1956 e 1986 e collocata nel presbiterio nel 1988.

Nella cimasa è l’immagine del Cristo Docente (divinità di Cristo); ai lati, l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata (Incarnazione); nella tavola centrale è la Vergine col Figlio (Umanità di Cristo) tra i Santi Pietro e Paolo (Pilastri della Chiesa universale) Giorgio e Cristina (Pilastri della Chiesa locale).

A

l di sotto della tavola centrale è l’immagine del Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni (Eucaristia); ai lati dei tre tondi sono rappresentati quattro episodi della leggenda agiografica di San Giorgio: il Santo che uccide il drago, La conversione del re di Silene, Il battesimo degli abitanti di Silene e Il martirio di Giorgio. La predella è tradizionalmente attribuita al celebre miniaturista senese Benvenuto di Giovanni (1436-1509/17); tale attribuzione non mi trova tuttavia concorde, in quanto i dipinti non presentano alcuna peculiarità dell’arte di Benvenuto, la cui prima opera conosciuta è datata solamente 1466, inoltre la presenza del pittore nel nostro territorio è documentata nel 1475 ad Orvieto dove dipinge una tavola per l’episcopio e le fonti non riportano alcuna collaborazione con il di Pietro. Anche la predella va pertanto attribuita alla mano di Sano e dei suoi collaboratori. L’ambone è stato realizzato con i frammenti di un pluteo marmoreo, del VI secolo, raffigurante la Croce, le colombe e i pavoni chiara simbologia dell’anima che anela all’eterna felicità.

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