Si è parlato in altre pagine del Miracolo Eucaristico avvenuto nella cripta di S. Cristina in Bolsena allorchè durante la celebrazione della S. Messa, all'atto della consacrazione, l'Ostia si muto' mirabilmente in carne e stillò sangue tra le mani tremanti del sacerdote.
Quanto al celebrante, una consolidata tradizione orvietana anche in diversi riferimenti storico letterari, parla di un sacerdote" germanico","boemo", "tedesco" o "teutonico".
Va chiarito subito che seppure alcune fonti orvietane fanno riferimento a un sacerdote tedesco, ciò non impedisce la possibile identificazione con Pietro di Praga: l'ambiente italiano del XIII secolo e del primo trentennio del XIV secolo definiva correttamente come tedesco chiunque provenisse dall'Europa centrale ed inizia a prendere consapevolezza della differenziazione solo dopo la metà del XIV secolo.
Del resto il Regno boemo era parte integrante della libera unione costituita dal Sacro Impero Romano il cui centro era stato per secoli nelle terre germaniche.
E poi la diocesi di Praga e quella di Olomouc erano nella circoscrizione ecclesiastica di uno dei più grandi Arcivescovadi del Sacro Impero, quale era quello di Magonza.
E allora era possibile identificare un "sacerdote tedesco" per la provenienza tanto dalla Renania quanto dalla Boemia.
Si è così protesi a conoscere chi è Pietro di Praga e perché si intenderebbe collegarlo al prodigioso evento di Bolsena.
Il prof. Mons. Jaroslav Polc+, Decano della Facoltà Teologica dell'Università Carlo IV di Praga e la Prof.ssa Zdenka Hledikova, della stessa Università, nei loro studi, frutto di approfondite ricerche archivistiche, hanno offerto rilevanti elementi cognitivi che illustrano la figura di Pietro di Praga, personalità di singolare prestigio nella Corte del Re di Boemia, e se ne potrebbe così percorrere
l'ipotesi della possibile relazione con il Miracolo Eucaristico di Bolsena.
Pietro, di condizione sociale elevata, sicuramente aveva effettuato studi universitari in una delle sedi universitarie dell'Italia settentrionale, Bologna o Padova, punti di riferimento per gli studi giuridici, che in quel tempo non v 'erano ancora a nord delle Alpi.
E' riconosciuto che Pietro è stato Prevosto del Capitolo di Vysehrad, nell'antica conurbazione di Praga, protonotaio del Re di Boemia Premysl Otakar II e Cancelliere del Regno di Boemia.
Tutti i prevosti di Vysehard - in relazione all'importanza del Capitolo e in rapporto alla dotazione patrimoniale della prepositura - erano persone molto importanti e influenti.
Dopo l'improvvisa scomparsa di Mons. Polc, ulteriori ricerche proseguite con vera passione e scrupolosa diligenza da Zdenka Hledikova ci consentono di approfondire la figura storico religiosa di Pietro di Praga.
Il primo a riferire Pietro di Praga nella letteratura specialistica fu il Moroni che nel suo "Dizionario di erudizione storico ecclesiastica" (vol: CII, 1861) indica l'anno del Miracolo di Bolsena "1263 o meglio 1264" e propone un'identificazione del sacerdote protagonista del Miracolo: "..la tradizione segnala Pietro boemo di Praga".
Non sappiamo donde possa venire la singolare indicazione , dal momento che essa è espressa senza alcun richiamo della fonte di riferimento.
D'altra parte gli studiosi cechi possono affermare che in nessun documento relativo ai secoli XIII e XIV in Boemia v'è una citazione del Miracolo di Bolsena.
Nel 1989, quando il Polc era direttore della Biblioteca della Pontificia Università Lateranense in Roma, ebbe la visita di un sacerdote amico, anche lui rifugiato all'estero.
Guardando l'imponente collezione del registro dei Papi e leggendo per caso, come campione, in quello relativo a Urbano IV, dell'anno 1264, il sacerdote praghese si chiedeva se tra i nomi del registro vi fosse qualche riferimento a personalità provenienti da Praga. Così ebbero a trovare un
puntuale rifchiamo a Pietro, Canonico di Praga e di quì ebbe avvio la ricerca con gli ulteriori sviluppi e approfondimenti.
L'avvenuto riconoscimento della presenza di Pietro alla Corte papale in due successivi momenti:
dapprima a Viterbo, nell'anno 1262 e successivamente a Orvieto, nell'anno 1264, rivelano questa eminente figura che, nota nella storia di Boemia, entra così nella coscienza collettiva.
E proprio Pietro, ambasciatore del Re di Boemia, ebbe ad incontrare per la prima volta Urbano IV, il 3 giugno 1962, nella sede papale a Viterbo.
Non è palese il motivo di quella sua missione alla sede apostolica ma la lettera che Pietro portò
in seguito al Re Otakar II, permette di riconoscere che si trattasse delle decisioni relative all'imminente elezione del nuovo Re dei Romani, il futuro Imperatore.
In quella stessa lettera il Papa, rivolgendosi al Re ha avuto la premura di segnalare Il suo Cappellano Pietro "per la sua sollecitudine, diligenza e prudenza" ( è del tutto significativa questa citazione di "Cappellano del Re").
Il secondo viaggio di Pietro alla Corte pontificia di Urbano IV, fu proprio in Orvieto, ove allora risiedeva il Pontefice .
Questo nuovo viaggio fu senza dubbio ispirato dal Re per ottenere l'assenso a promuovere una crociata in Lituania, terra fino a quel tempo pagana.
L'adesione di Urbano IV è datata in Orvieto il 4 giugno 1264 e, nell'autorizzare Otakar II ad
effettuare una spedizione militare, gli conferiva come possedimento ereditario i territori i cui abitanti si fossero convertiti al cristianesimo; in questa stessa nota pontificia Pietro è attestato come canonico di Praga e notaio del Re di Boemia.
Si può ritenere che su questa determinazione pontificia non poco ebbe ad influire l'abilità politica e retorica di Pietro che poté suscitare la favorevole impressione del Papa ed il conseguente sostegno a Otakar II.
In esito all'udienza in Orvieto, il Papa Urbano IV aveva emesso per Pietro un diploma di grazia che gli permetteva di percepire gli introiti derivanti dalla sua prebenda - Pietro era già Canonico praghese - anche in caso di assenza, consentendo così la dispensa dall'obbligo della residenza presso il beneficio, proprio per le particolari incombenze che era tenuto ad espletare presso la Corte di Boemia . Nel diploma pontificio del 4 giugno 1264, Pietro è attestato come Canonico del Capitolo di Praga.
A partire dal maggio 1266 Pietro viene regolarmente citato con il titolo di "venerabilis prepositus Vysegradensis et regni Bohemiae cancellarius."
La prof.ssa Hledikovà, in esito ad una sua scrupolosa lettura di atti di archivio, ci attesta altresì che il 26 giugno 1266, poi il 12 luglio 1267 e di nuovo il 28 maggio e il 18 settembre 1268 accanto al nome di Pietro è attestato , oltre il titolo di prevosto di Vysehard anche il titolo di Arcidiacono praghese. Una successione cronologica di documenti che possono indurre a rilevare che da semplice Canonico praghese Pietro sia pervenuto alla prelatura Arcidiaconale.
Pietro è citato anche come Canonico di Olomouc il 29 novembre 1267 e poi il 26 marzo 1281 .
Le testimonianze documentali, riferite dalla prof.ssa Hledikovà, nel suo rigoroso studio su Pietro in seno al Capitolo di Vysehard e nel Regno di Boemia, fanno riconoscere le attività svolte e quel singolare impegno di servizio espletato ma non fanno emergere nulla che consenta di aprirci alla sua spiritualità, pur nella considerazione del suo status e della sua forte personalità.
Sono stati esaminati e approfonditi documenti redatti per una testimonianza giuridica su fatti di interesse pubblico relativi al Regno di Boemia o interni al Capitolo ecclesiastico di Vysehard, laddove è emersa chiaramente, fino al 1274 , quella posizione di grado elevato goduta da Pietro, nella grande stima del Re.
In atti, successivi, si sono trovate alcune lettere relative a Pietro , tra cui un messaggio di felicitazioni che il prevosto Pietro aveva inviato al nuovo Pontefice (non nominato), probabilmente Clemente IV (con cui Pietro ebbe rapporti personali fin dal 1264, proprio in Orvieto ) e nel quale si esprime la devota sottomissione della Chiesa di Visehrad al soglio pontificio e si invoca la Sua protezione.
In rappresentanza del Capitolo di Vysehrad Pietro, come abbiamo già notato, aveva intrattenuto rapporti costanti con la sede pontificia al punto da essere nominato Cappellano del Papa (il documento pontificio emesso per la nomina non si è conservato in versione originale ma il testo è riportato dalla sua registrazione in una raccolta di formulari) e di essere stato accolto tra i cappellani di almeno due Cardinali: Simon Paltinario di Monte Silice, Cardinale di S. Silvestro e S. Martino e Ottaviano Ubaldini , Cardinale di S. Maria in Via Lata.
Sin qui, è quanto è emerso da intelligenti e difficili ricerche che riferiscono notizie apprese dalla trascrizione di atti ufficiali che non potranno mai rivelare sussulti d'animo e tensioni spirituali.
Si potrà pur comprendere come Pietro per la sua singolare posizione nel Regno di Boemia e all'interno della Chiesa di Praga , non si sia recato da solo in visita dal Papa , nelle due circostanze documentate , ma con una Delegazione ufficiale e almeno con una scorta armata e avrebbe potuto esservi anche un sacerdote con il compito, nel lungo viaggio, dei servizi spirituali e liturgici per i membri della stessa Delegazione.
E ...allora il Miracolo potrebbe essere avvenuto nella sosta della stessa Delegazione, durante la S. Messa celebrata a Bolsena, in prossimità della Sede pontificia.
E ...quel dubbio forte, assillante, che sin lì tormentava, turbava e angustiava intimamente il celebrante, all'atto della consacrazione, potè placarsi e venne dissolto: nella meraviglia della
grazia del Miracolo Eucaristico, in quella sublime manifestazione di Verità e di Fede nell'Eucaristia.
Si puo' ben pensare... alla costernazione... al disagio del momento e... a tutta la concitazione
tra quanti partecipavano alla S.Messa, e che, allora, la memoria collettiva abbia potuto fare diretto riferimento a Pietro, Capo della Delegazione Boema, di passaggio a Bolsena .
Carlo Tatta
Orvieto