Sedici secoli dopo Cristina, un'altra figlia di Bolsena colse la palma del martirio: Marianna Giuliani. Nacque ad Aquila il 13 dicembre 1875 dai bolsenesi Arcangelo ed Elena Fioravanti, e ricevette il battesimo nella parrocchia di san Lorenzo in santa Margherita. Poco tempo dopo, la famiglia ritornò a Bolsena dalla città abruzzese dove il padre era stato comandato dal Comune di Bolsena.
L'ambiente familiare in cui crebbe Marianna non fu dei migliori a causa dei dissidi tra i genitori. Nel 1884 la famiglia si trasferì a Roma; Marianna e la sorella Ida, invece, rimasero a Bolsena, affidate alle cure degli zii materni, Nazzareno Fioravanti e Costantina Menichetti. Dopo pochi mesi la mamma fece ritorno, non per stare con le figlie, ma per morire consumata da un male incurabile. Per gli zii si pose allora il problema dell'educazione delle due bambine; consigliati dal cugino, padre Alessandro Paris, francescano, le fanciulle furono accolte nel neonato istituto delle Francescane Missionarie di Maria. A quattordici anni Marianna lasciò Bolsena per non farvi mai più ritorno. Non riuscì a rivedere più nemmeno gli amatissimi zii, con i quali mantenne però un intenso epistolario.
Dopo aver soggiornato nel convento di Roma, venne trasferita a quello di Châtelet in Bretagna, e poi a quello di Vanves, sempre in Francia. Nonostante l'opposizione degli zii, il 6 giugno 1892 Marianna vestì l'abito delle Francescane Missionarie di Maria prendendo il nome di Maria della Pace. Il 14 gennaio 1899 emise i voti perpetui e il 12 marzo salpò da Marsiglia alla volta della Cina. Il 4 maggio, insieme a sei consorelle, giunse nella missione cattolica di Tai-yuan-fu. Da qualche tempo la Cina era attraversata, all'epoca, da un'ondata di violenza xenofoba. Numerose sono le cause, complesse e contraddittorie. Essa si manifestava in diversi modi, ma era particolarmente diretta contro le comunità cristiane e i missionari.
Il 9 luglio 1900, nel pomeriggio, una banda armata di Boxer giudata dal governatore dello Shan-si, trascinò per le vie della città le sette suore insieme a due vescovi, tre missionari, cinque seminaristi e nove domestici, fino al tribunale governativo. Mentre i condannati venivano spinti fuori per essere massacrati, Maria della Pace intonò il Te Deum. Le 7 suore vennero messe in disparte e assistettero così, cantando, al martirio dei confratelli; poi, sollevato il velo dalla testa, offrirono il collo alla spada del carnefice. Maria della Pace venne decapitata per ultima e fino all'ultimo continuò a cantare l'inno di ringraziamento al suo Signore.
Il 10 dicembre 1926 venne introdotta la sua causa di beatificazione, mentre del 3 gennaio 1943 è il decreto di riconoscimento del martirio. Il 24 novembre 1946 Maria della Pace fu beatificata da Pio XII e il 1° ottobre 2000 è stata canonizzata da Giovanni Paolo II.