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La Cresima di Alessandro

(c) PCAS - Pontificia Commisione di Archeologia Sacra

Trascrizione latina:  Traduzione italiana

Nuper praeclaro signatus munere Christi,

qui quondam dura genitorum morte direptus,

suscepi gratos meliore sorte parentes;

sed traxit fortuna diem nec distullit horam

nam geniali solo praeclusit tempora vitae.

Nomen Alexander patriam genus [s]i queris hic. est.

Hic vixit ann[os - - - menses] VIII di [es X]XV perit III idus

septem[bres - - - co]nss(ulibus) [ -  -  -].

Da poco segnato del luminoso dono di Cristo,

io, già privato dei genitori per una morte crudele,

per miglior sorte, graditi, ricevetti i padrini.

Ma la sorte avversa s'impadronì della mia vita nè differì l'ora:

pose infatti fine ai miei giorni sul suolo natio.

Mi chiamo Alessandro: qui, se lo chiedi, è la patria e la stirpe.

Qui visse ... anni, 8 mesi, 25 giorni. Morì l'11

settembre quand'erano consoli ....

 
 
L'epigrafe di Alessandro ci offre un'interessante testimonianza di quei tempi antichi. Questo ragazzo, Alessandro, era già orfano quando divenne cristiano, ricevendo il battesimo insieme alla cresima. La menzione del sacramento della cresima (il dono luminoso di Cristo) la troviamo molto raramente in antica epigrafia cristiana e in quei casi con altre formulazioni, come: crucem accipere (ricevere la croce),  tangere chrismate sancto (toccare il santo chrisma), ungere.  Il testo ci offre anche unica menzione epigrafea dei padrini, che qui vengono chiamati gratos parentes, mentre le fonti letterarie e liturgiche parlano di sponsores, fidei jussores, compatres, patrini. L'insistenza con la quale si parla della patria e della stirpe fa intuire, che Alessandro visse una gran parte della sua breve vita fuori da Bolsena, suo paese di origine. 
 
Il testo ci permette di fare alcune considerazioni. Il ragazzo, probabilmente di una famiglia povera, perde entrambi i genitori, per una morte crudele, forse violenta, e si ritrova orfano, solo e abbandonato. Viene notato dalla comunità cristiana o da una famiglia cristiana benestante, che lo accoglie e lo prepara a ricevere i sacramenti. I padrini diventano così come suoi secondi genitori. E' questo infatti il ruolo di padrino. Diventare come un secondo genitore, accompagnare il figlioccio nella crescita e poi nella vita. Fisicamente e nella preghiera. Non diventiamo padrini solo per fare un bel regalo nel giorno della cresima o per fare delle belle foto. E' davvero una questione di impegno a vita. Un impegno di testimonianza.
Il testo ci permette anche di capire, che la comunità cristiana di Bolsena in quel tardo IV secolo funzionava bene. Una famiglia benestante cristiana infatti accoglie questo orfanello. I ricchi si prendono cura dei poveri. E non limitano le cure all'interno della comunità stessa, ma accolgono anche questo ragazzo che battezzato non era. E lo aiutano materialmente, ma lo aiutano anche a scoprire il Cristo ed il suo Vangelo.
Poco dopo muore comunque anche Alessandro e sono i suoi padrini che ordinano l'epigrafe per la sua tomba.
 
Alla fine dell'epigrafe, come anche in epigrafe di Mettia Navigia, notiamo un'altro dettaglio interessante. A differenza delle nostre tombe, dove noi siamo soliti scrivere la data di nascita e di morte, gli antichi facevano il computo degli anni, dei mesi e dei giorni della vita. La vita infatti è un dono grande! Ogni giorno della vita è un dono, ogni giorno è prezioso. A differenza della concezione orientale del tempo che come una spirale sempre ritorna, per noi cristiani il tempo è lineare. Non torna mai indietro. Il giorno si chiude al tramonto del sole e non ritorna mai più. Domani è un'altro giorno. Ma quello veramente importante è l'oggi. E' oggi che sono chiamato alla santità. E' oggi che sono chiamato a realizzare ciò che sono diventato nel battesimo. E ogni giorno è unico e irripetibile, ogni giorno va quindi contato.

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